martedì 28 aprile 2009

SECONDA PUNTATA

Come volevasi dimostrare.
La mia domanda riguardo il referendum elettorale, che si terrà il prossimo Giugno, era puramente provocatoria, per segnalare quanto scarsa o carente sia l’informazione fornita ai cittadini che saranno chiamati a votare.
In sintesi:
Con il 1° e il 2° quesito si chiede di dare il premio di maggioranza alla lista più votata e innalzare la soglia di sbarramento.
Dal 2005, nel nostro Paese è previsto un sistema proporzionale con premio di maggioranza, con la possibilità alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio più alto; ciò ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate coalizioni composte da numerosi partiti al proprio interno. Il referendum elettorale prevede invece che il premio di maggioranza venga assegnato al partito che prende il maggior numero di voti, per cui, anche con un numero di voti limitato, prenderebbe da solo il 55 % della rappresentanza parlamentare.
Il 3° quesito chiede l’abrogazione delle candidature multiple.Oggi la possibilità di candidature in più circoscrizioni dà un enorme potere al candidato eletto in più luoghi, che optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “candidati esclusi”(considerando che l’esclusione non deriva dalla mancanza di voti ricevuti ma solamente dalla propria posizione nella lista programmata dalla Segreteria di Partito) della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Insomma, una parte dei parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta.
Dunque, lodevole che il terzo quesito voglia combattere la cooptazione oligarchica del sistema politico, ma non dimentichiamo che i precedenti punti rischiano di danneggiare gravemente il concetto di rappresentanza profondamente insito nella Costituzione che regola la nostra vita. Se per esempio, un partito prende il 30% dei voti si assicura il 55% della rappresentanza in Parlamento, non consentendo di fatto agli elettori di dare la loro reale preferenza, snaturando il concetto di rappresentanza e rendendo diseguale il voto (il mio voto vale più del tuo!)
Si cerca di riproporre, peggiorandola ulteriormente, la Legge Truffa del 1953 che prevedeva il premio di maggioranza del 65% dei seggi alla Camera a chi aveva ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, cioè il 50% +1 dei voti? Ci sarà un motivo se poi tale legge non ha avuto seguito, no?
Voglio dare un breve cenno storico. L’anno scorso si è celebrato l’anniversario dei 150 anni della promulgazione dello Statuto Albertino. Ebbene, Carlo Alberto che pure si era riservato il diritto di nominare i senatori a vita, aveva lasciato, a chi aveva diritto di voto, la possibilità di eleggere i rappresentanti della Camera.
Siamo forse tornati così indietro da essere superati, nel concetto democratico di elezione, anche da Carlo Alberto?

venerdì 17 aprile 2009

PRIMA PUNTATA

In questi giorni tiene banco la polemica sull'ipotetica data in cui svolgere il referendum elettorale. Qualcuno sa esattamente di cosa si tratta?

mercoledì 8 aprile 2009

IL SENSO VERO E ATTUALE DELLA RESISTENZA

Uno dei primi atti importanti del mandato amministrativo del Consiglio Provinciale fu la richiesta, il lavoro sulla richiesta e l’ottenimento, il 25 Aprile del 2005, della medaglia d’oro al merito civile per la Resistenza. E sono sinceramente fiero che questo mandato termini con la visita del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano il 23 aprile, al Cimitero Partigiano di Coazze.Questa notizia mi da la possibilità di chiudere questi editoriali, anche se con qualche giorno in anticipo rispetto all’anniversario della Liberazione, ricordando il valore della resistenza, non solo dal punto di vista simbolico – istituzionale, ma per il significato storico, politico e culturale che ha avuto nella nascita della nostra democrazia e per il messaggio di grande attualità che ancora contiene.Spesso, presenziamo a celebrazioni che commemorano i caduti e i fatti d’arme, e in tali occasioni dobbiamo sforzarci di ragionare sullo spirito vero con cui si era costruita la Resistenza, quello spirito che ha fatto sì, che per la prima volta dopo centinaia di anni, le persone prendessero in mano il loro destino costruendo – attraverso gli ideali e la lotta- l’idea di Nazione.Formalmente, nessuno disconosce i valori della resistenza anche se sovente viene eluso o tradito lo spirito che ha creato l’Italia in cui viviamo. L’eredità della Resistenza risiede oggi nel concetto di libertà, con cui non intendiamo solo (e non lo intende la Costituzione Repubblicana) la libertà di parola, pensiero o religione, ma anche la libertà dal bisogno. Un Paese democratico deve garantire non solo libertà ed uguaglianza ma soprattutto il riconoscimento del diritto al lavoro, come fondamentale strumento di liberazione dal bisogno, e se questo vuol dire che dopo tanti anni di interventi,anche legislativi, di contenimento salariale, si richiede di intervenire sui redditi più alti, non si pratica un’angheria, ma un’operazione di solidarietà ed un’equa e necessaria redistribuzione della ricchezza.

martedì 31 marzo 2009

SENZA PAROLE...

Altra tragedia sul lavoro.
Vincenzo Romano, operaio della Cim (Carpenteria Industriale Metallica) di Chivasso, muore sepolto vivo in un cantiere di Corso Unione Sovietica a Torino mentre con altri operai stava lavorando alla rete fognaria.
E mentre Torino piange per questa ennesima morte bianca, il Governo vara delle modifiche al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro che, rispetto al precedente, attenua il sistema sanzionatorio pur mantenendo la pena del carcere per le violazioni più gravi: infatti, l’arresto viene ora previsto esclusivamente per l’omessa valutazione dei pericoli nelle aziende che sono ad elevato rischio di incidente.
No comment.

mercoledì 25 marzo 2009

DAL LETAME NASCONO I FIORI?

Dalle stelle alle stalle.
Sabato scorso un gruppo di anarchici a volto coperto ha fatto irruzione al Cambio lanciando per protesta letame addosso agli avventori e al personale di sala. Un segno di protesta contro un emblema del lusso di Torino. Già, perché mentre la crisi mondiale imperversa e centinaia di persone vengono licenziate ogni giorno, qualcuno ostenta il proprio benessere andando fuori a cena nel più rinomato ristorante torinese.
Contemporaneamente, in Sardegna è stata appena disegnata la Finanziaria regionale che abolisce la tassa sul lusso. Ma come? Chi possiede ville e yacth stratosferici e potrebbe pagare più tasse viene esonerato da questo onere? Forse, è l'unica regione del nostro Paese a non risentire della crisi, ma resta un'ipotesi davvero poco credibile.
È evidente che qualcosa non va: la violenta, e permettetemi, vergognosa protesta degli anarchici da un lato e l'abolizione di una tassa in questo contesto economico dall'altra, hanno il triste sapore delle due facce della medesima medaglia. Non è lanciando letame o abolendo tasse che si risolve la crisi economico-finanziaria, ma trovando un equilibrio per risollevare la produzione, i consumi e impedire i licenziamenti.
Infine, vorrei dire a questi gentili signori che si fanno chiamare anarchici che dovrebbero avere con sé un minimo di bagaglio storico prima di irrompere in un locale e riempire di letame persone che lavorano. Sì, perché il personale di sala, i cuochi non si stavano certo godendo una bella serata, anzi lavoravano per portare a casa quei soldi necessari per vivere. Inoltre, non per rimarcare la latente ignoranza storica di costoro, ma lanciare letame è stato un segno profondamente e storicamente offensivo per tutti coloro che nelle campagne hanno vissuto tra miseria ed enormi difficoltà: nessuno avrebbe mai sprecato del prezioso letame.

venerdì 20 marzo 2009

RECUPERIAMO LO SPIRITO VERO DELLA RESISTENZA

Sabato mattina sarò a Luserna San Giovanni per il 65° Anniversario della Battaglia di Pontevecchio, battaglia combattuta valorosamente dai partigiani, mentre Domenica commemorerò i Dieci Martiri del Maiolo ad Alpignao: inizia così un mese ricco di commemorazioni che culminerà il 25 Aprile, con la Festa della Liberazione.
Possiamo affrontare questo mese, che ci separa dal Giorno della Liberazione, in due modi differenti.
Presenziare ad ogni celebrazione mettendo coroncine di fianco ai monumenti che nel tempo sono stati eretti, facendo bei discorsi sul coraggio e i valori che hanno mosso i partigiani e di quanto noi dobbiamo esserne riconoscenti. Bei discorsi…ma le parole possono essere vane.
Forse, oltre a presenziare, bisognerebbe vivere questo mese in seno ad una riflessione approfondita soprattutto sulla base di quello che avviene oggi nel nostro Paese, confrontare la pubblica amministrazione prevista e voluta dalla Costituzione con quella attuale. Quanto di quello che accade oggi sarebbe un tradimento delle aspettative di libertà, uguaglianza e giustizia che hanno portato alla nostra Carta Costituzionale?
Personalmente, mi piacerebbe poter riprendere lo spirito vero con cui si era costruita la Resistenza, quello spirito che ha fatto sì, che per la prima volta dopo centinaia di anni, le persone prendessero in mano il loro destino costruendo – attraverso le idee e la lotta- l’idea di Nazione.
Formalmente, nessuno disconosce i valori della resistenza ma spesso viene tradito quello spirito che ha creato l’Italia in cui viviamo.
Aspettando il 25 aprile, non tradiamoci.
dal blog di Sergio Vallero

mercoledì 18 marzo 2009

ROMPERE IL PATTO DI STABILITA' SE NECESSARIO

Era il lontano 1999 quando, con il Trattato di Maastricht, i Paesi membri dell’Unione Europea decisero di stipulare l’accordo che prese il nome di Patto di Stabilità per controllare le rispettive politiche di bilancio, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica Monetaria e rafforzare le politiche di vigilanza sui deficit e i debiti pubblici. Il resto è storia.
Ma la storia cambia e ora viviamo una grave crisi finanziaria di livello mondiale. Qualche giorno fa la Presidente di Confindustria, Emma Mercegaglia, durante il convegno biennale della Piccola Industria tenutosi a Palermo, ha chiesto allo Stato di mettere soldi reali nel sistema economico per superare questa crisi che ci attanaglia e che non permette alle imprese di sopravvivere.
Su questo aspetto la richiesta (non solo di Confindustria) è ragionevole e quindi, occorre rivedere questo meccanismo (e apprezziamo con favore che un primo passo in Parlamento è stato fatto con l’approvazione della mozione che va in questa direzione), che sta di fatto impedendo agli Enti che dispongono di risorse finanziarie proprie, di investire soldi esistenti e reali per interventi sul territorio che consentirebbero di rispondere adeguatamente a due aspetti. In primo luogo, permetterebbe di investire nella realizzazione di opere necessarie per il territorio. In secondo luogo, risulterebbe essere una vera iniezione di denaro atto a sostenere l’economia e onorare i pagamenti in tempi ragionevoli per il sistema delle imprese che oggi sopportano tempi davvero troppo lunghi con le possibili ripercussioni per i lavoratori occupati.
Per questo motivo credo vada condivisa la manifestazione indetta dall’Anci Piemonte, che ha visto mercoledì 18 marzo i sindaci della provincia di Torino incatenati davanti alla Prefettura. Con questo atto hanno voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e il governo sulla crisi e sulle ricadute, anche occupazionale, particolarmente pesanti sul nostro territorio, sollecitando al contempo una modifica di quei vincoli che impediscono alle amministrazioni di spendere le risorse già disponibili nei propri bilanci in quanto, l’eccessiva rigidità del patto di stabilità, rende inattuabile una seria politica di spesa ponendo gli enti dinanzi ad una durissima scelta: ridurre i servizi ai cittadini o tagliare gli investimenti.

dal blog di Sergio Vallero